Famiglia: Composite
Altri nomi del Farfaraccio :
Bardano domestico, barbazz, barde, capelocc, cappellaccio, ciapelass, erba per la tegna, farfarazz, lampazzo, lavassa, neja, petasite, petrasita, tossillaggine maggiore, vanigliun salvadegh
Descrizione:
Il farfaraccio è una pianta erbacea perenne di grandi dimensioni, con grosso rizoma tuberoso strisciante da cui in primavera si sviluppa il fusto fiorifero, alto da 30 a 100 cm e senza foglie che appaiono soltanto al termine della fioritura.
Fiori: l’infiorescenza è un racemo allungato con brattee color porpora; i fiori, tra il rosa e il porpora, sono riuniti in capolini. Fecondati dalle api si trasformeranno in frutti pelosi che saranno diffusi dal vento. I fiori maschili, di circonferenza di circa un cm, sono grandi il doppio di quelli femminili che possono essere distinti anche dal peduncolo di maggiore lunghezza.
Foglie: molto grandi, anche 80 x 40 cm., reniformi, di colore verdastro, lanuginose nella parte inferiore. Margine irregolarmente dentato. Lungo picciolo color porporino.
Fusto: scaglioso, cavo all´interno.
La fioritura avviene in primavera.
Dove si trova:
In terreni umidi fino ai 1500 metri.
Zona montana e submontana delle Alpi e degli Appennini (raramente scende più in basso). Predilige luoghi molto umidi e si trova frequentemente lungo i bordi di fossi, ruscelli e fiumi fino ai 1500 metri.
Pianta che non si può fare a meno di notare a causa delle enormi foglie che numerose accompagnano il corso dei ruscelli, il farfaraccio si riconosce con facilità anche per il caratteristico colore grigiastro evidenziato dalle foglie sulla pagina inferiore
Parti utilizzate:
Le radici, i fiori e le foglie.
Tempo di raccolta e conservazione:
Le radici in primavera o in autunno, le foglie e i fiori in primavera.
Le foglie e i fiori si utilizzano freschi, le radici si fanno essiccare la sole e si conservano in vasi ben chiusi.
La radice si taglia dalla pianta estirpata, si divide in pezzi, si essicca al sole e si conserva in sacchetti di carta e di tela.
I fiori e le foglie si usano freschi ma si possono anche essiccare in un unico strato, in luogo ombroso e aerato; si conservano in recipienti al riparo dall’umidità
Come si coltiva:
Di solito non viene coltivato, anzi è una pianta infestante.
Comunque si moltiplica per divisione delle radici in ottobre-novembre; preferisce terreno umido e protezione ombrosa. Se volete coltivarlo, fate in modo da destinargli un punto isolato nel giardino per tenerlo sotto controllo
Principi attivi:
Gli effetti farmacologici del farfaraccio sono dovuti ai suoi costituenti principali: la petasina e l’isopetasina, due potenti agenti vasodilatatori la cui attività in vitro si è dimostrata simile a quella della papaverina. Tali sostanze sembrano inoltre capaci di inibire la sintesi di leucotrieni responsabili del processo infiammatorio che sta alla base dell’emicrania.
Contiene anche prodotti a base di zolfo, alcaloidi pirrolozidinici, flavonoidi, acido protocatechico, colina, cloruro di potassio, inulina, sinantrina, eliantenina, potassio, calcio e manganese.
Proprietà:
Sedativo, astringente, vulnerario, diuretico, emmenagogo, bechico, ipnotico.
Gli estratti di farfaraccio sono stati utilizzati nella medicina popolare per curare la rinite allergica (febbre da fieno), l’asma, l’emicrania, i disturbi del tratto uro-genitale, del tratto gastro-intestinale e della colecisti, oltre che come spasmolitici.
È adatto in particolare per ipertesi ed arteriosclerotici a cui regola pressione e stato di eccitazione psichica, mentre, agli asmatici alle via lo stato di ansia. Azione regolare e sicura, ma non immediata. I rizomi sono leggermente più attivi delle foglie.
Inoltre il farfaraccio, inibendo il rilascio di istamina, allevia la congestione nasale ed ha pertanto trovato applicazione nel trattamento della rinite allergica e dell’asma.
Il Farfaraccio è una pianta nota per la cura della tosse e contro l’eccitazione nervosa e l’insonnia.
Uso esterno: ha proprietà vulnerarie.
In cosmetica si possono applicare le foglie sul viso perfettamente pulito per combattere gli arrossamenti della pelle e come decongestionante.
Preparazione e uso:
Decotti delle radici e infusi e sciroppi di fiori e frutti per uso interno.
L’infuso di foglie è estremamente efficace contro emicranie, asma, allergie, tosse e disturbi all’apparato respiratorio. E’ sconsigliato abusarne, non superando le 2/3 tazze al giorno per non più di tre o quattro settimane all’anno.
Le foglie si possono applicare sul viso perfettamente pulito per combattere gli arrossamenti della pelle e come decongestionante.
Notizie e curiosità:
L’appellativo petasites che gli viene attribuito, deriva dal nome di un cappello a larghe falde (Petàsos) usato dagli antichi per coprirsi la testa e ripararsi dalla pioggia, alla cui forma richiamano le grandi foglie cuoriformi della pianta.
Impiegato come pianta medicinale fin dall’antichità, godette il momento di maggior fama nel XV secolo quando fu utilizzato per curare la peste, oggi come pianta medicamentosa è di uso sporadico.
Il Farfaraccio in cucina:
I gambi carnosi e sodi delle giovani foglie (piccioli) si possono consumare lessati ed eventualmente mescolati con bietole, oppure al pari degli asparagi.
I gambi vanno lavati con estrema cura e lessati in acqua salata. Si possono consumare in insalata oppure passati al burro. In Lombardia si usa anche friggerli dopo averli leggermente infarinati oppure passati in una pastella preparata con uova, farina e latte.
AVVERTENZA
Essendo tale droga potenzialmente epatotossica (a causa degli alcaloidi), particolarmente in caso di assunzione prolungata ,è necessario effettuare un ‘adeguata anamnesi farmacologica dei pazienti prima di consigliarne l’uso, in modo da evitarne la possibile somministrazione contemporanea con altri farmaci in grado di causare disturbi a carico del fegato.
Se ne sconsiglia l’uso in gravidanza e durante l’allattamento.
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