E’ sempre un momento magico l’attimo in cui il musicista accarezza la tastiera della fisarmonica, ed è per questa ragione che, affascinato ed attento, ascolto i tre fisarmonicisti dare il meglio. Accanto a me, un uomo osserva ed ascolta i virtuosismi nell’aria…
Poi, la musica cessa, per pochi minuti le voci dei musicisti la fanno da padrone ed è in quella pausa che ho modo di fare conoscenza con Attilio, l’uomo che come me è ad ascoltare. Attilio Moscone, da Fontanarossa, un giovanotto del ’24, un misto di gentilezza ed eleganza, tanto nella dialettica che nel portamento, un musicista che si morde le mani al verificare che talvolta le stesse non possono più duettare come vorrebbe ancora lo spirito, con la tastiera ed i bassi.
Ma Attilio è un musicista vero, uno che ama la musica e la fisarmonica in particolare, uno che ha la chiave di violino nelle vene, uno che ha dato il meglio aprendo e chiudendo il mantice tra “la Valle più bella del mondo” e l’America dove ha vissuto per molti anni.
Vera casualità per me ritrovarmi ad ascoltare Gianluca Campi, Marisa Casarosa e Valentina accompagnati dalla straordinaria violinista ucraina mentre provano un repertorio d’alta qualità; vera casualità l’incontro con questo antico ma spiritualmente giovane amico che non resiste, ancora oggi, al fascino della musica.
La musica nell’anima che lo vide far nascere insieme alla straordinaria Marisa, quella che oggi è una riconosciuta icona genovese e non solo, della fisarmonica. La Fisorchestra Città di Genova. Quando gli vengo presentato e riconosce il mio cognome sobbalza: “ma tu sei di Alpe”… Quando poi focalizza il mio nome: “ma tu scrivi nella Trebbia…” Non riesco a nascondere la mia sorpresa e il mio stupore, nonché il mio poco umile compiacimento alle sue affermazioni… non posso nascondere che da quel momento nasce tra noi due un filo di comunicazione molto particolare…
Carissimo Attilio, ora che l’estate si avvicina, ora che come sempre trascorrerai il tuo tempo nella terra natia, terra di grandi fisarmonicisti, da Genio dei tempi passati all’amico Andrea Fiorini, ora che il tuo orto riconoscerà le tue mani ed il tuo sudore, voglio augurarti giorni sereni sempre con lo stesso spirito che ho conosciuto e che ti contraddistingue…
Caro Attilio, la Val Trebbia non è l’America, Fontanarossa non sarà la California, ma per noi Valtrebbini la nostra terra natia è forse qualcosa di più… La nostra terra è un pezzo del nostro cuore.
Giampiero Zanardi
(Articolo tratto dal N° 19 del 17/05/2012 del settimanale “La Trebbia”)
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