Era un prete cui molti avrebbero voluto assomigliare: disinvolto, schietto, ardimentoso, simpatico, generoso e cordiale. Anche la parlata veloce e sciolta era indice di un temperamento coraggioso e determinato. Soprattutto era ricco di fede e con un cuore aperto al dialogo e colmo di amore per i fratelli.
La sua vita
Nativo di Pietranera, dove era nato nel 1927, primo cugino di Mons. Colombano Mazzoni, fu ordinato sacerdote nel 1952. Erano gli anni in cui il nuovo Vescovo di Bobbio, il compianto Mons. Zuccarino, avrebbe voluto dilatare i confini della sua diocesi. E in parte ci è riuscito. In diverse riprese furono “regalate” da Tortona alla nostra diocesi Bogli, Pey, Gorreto, Fontanarossa, Alpe e Campi, parrocchie ancora disagiate, quasi tutte senza strada e senza i minimi servizi logistici.
In quegli anni c’erano preti in surplus e a Don Marco fu assegnata la comunità di Bogli, un pugno di case là in fondo alla Val Boreca. Accolse la nomina con gioia, la soddisfazione di sentirsi alla guida di un piccolo gregge di anime. Erano gli inizi, ma già si profilavano le doti specifiche di un prete che voleva totalmente dedicarsi alla sua gente.
Entra nella logica del dono
Due anni lassù e poi il salto a Fontanarossa. Qui si dispiegarono tutte le capacità operative e apostoliche di Don Marco. Prete per la sua gente.
Una vita innestata sui capisaldi della convivenza cristiana in un piccolo paese di montagna. Don Marco divenne il motore che per anni animò costantemente la vita di parrocchia, punto di riferimento per tutti, amico senza avversari. La sua non fu mai una particolare strategia, ma la sorprendente trasparenza di cui si parla nel Vangelo. Una vita che pur nel piccolo divenne ben presto una vita intensa: promozione umana, assistenza agli ammalati, aiuto nelle pratiche burocratiche, guida sicura per i bambini e i ragazzi. All’occorrenza si improvvisava anche infermiere e sapeva supplire spesso il medico nei casi urgenti e nelle cure agli anziani.
La gente si accorse subito che era arrivato un prete tuttofare, che aiutava tutti, che pensava a tutto, che si prendeva carico del disbrigo delle pratiche d’ufficio, e delle pastoie di pratiche di pensione che riusciva sempre a portare a buon fine. Cose sempre difficili per la gente comune.
La canonica era diventata la casa di tutti per qualsiasi necessità. E Don Marco, che nel frattempo studiava e approfondiva la legislazione spesso ostica per la povera gente dei monti, partiva spesso con la sua “giardinetta” verso Genova. In Provincia, in Regione, alla Stipel, all’Inail, questo Don, sempre sicuro di sé, era ascoltato e sempre esaudito.
Questa la dimensione umana, questo il dinamismo di un prete che in Alta Val Trebbia negli anni ’60/’70 operava disinteressatamente per la sua gente, perché sentisse meno i disagi di una vita fino ad allora difficile e spesso gravosa.
Per questo pensò anche alla strada, ad un nuovo tracciato, al ponte sul Trebbia (che fu costruito due volte) per alleviare i disagi di quella popolazione e facilitare l’accesso alla statale 45. La strada in poco tempo divenne una felice realtà. Soddisfazione generale della sua gente e dei turisti che già frequentavano il paese nei mesi estivi e già pensavano alla seconda casa.
In quegli anni iniziò pure il totale restauro della chiesa. La chiesa di Fontanarossa divenne più bella e più accogliente, fine ed elegante nei dipinti e nelle decorazioni, e completata con un nuovo altare basilicale in marmo e un artistico pavimento policromo.
Si diceva, sorridendo, in quegli anni che Don Marco avesse un “santo in paradiso”, o, meglio, a Roma, sempre pronto ad aiutarlo. Forse era vero, anzi era vero. Le coincidenze logistiche avvenute con la Resistenza partigiana durante quel terribile turbinio di guerriglie, la fuga sui monti nell’alta valle e molti pericoli sventati con l’aiuto della gente del luogo, lasciarono nel cuore di molti un ricordo indelebile e accorato dei paesi dei monti. In seguito chi potè disporre di mezzi e di risorse finanziarie, aiutò questi paesi a rinascere. In Val Trebbia e nella Valle di Carpeneto, Cassingheno e Fascia. E fu un bene per tutti.
Da Fontanarossa a Genova
Passarono gli anni, Don Marco, robusto e forte com’era, non si sentiva affatto stanco, ma pensò che ormai i suoi compiti a Fontanarossa fossero terminati. Pur con rincrescimento e dopo tanta preghiera, prese una decisione: chiese al Vescovo un altro campo di lavoro. Scelse Genova, dove vivevano tutti i suoi fratelli e le sorelle. Fu subito accontentato.
Per alcuni decenni Don Marco visse accanto al suo confessionale nella chiesa della Consolazione dei Padri Agostiniani in Via XX Settembre. Per molti anni, per molte ore al giorno accostava la gente che si avvicinava a lui per un consiglio, per un colloquio di fede, per sciogliere dei dubbi, per chiedere perdono al buon Dio, soprattutto per implorare la luce necessaria sui sentieri spesso impervi di questa vita di oggi così difficile e tormentata. Soprattutto per riprendere il cammino con la speranza nel cuore. Tanti nostri valligiani di Val Trebbia, conoscendolo bene, riponevano in lui piena fiducia e lo incontravano con una certa assiduità.
Negli ultimi anni la salute di Don Marco registrò un calo di tensione e dei cedimenti fisiologici. Quel cuore, che tanto aveva dato agli altri, era stanco e stava perdendo i suoi ritmi di vitalità. Si spense serenamente sabato 17 giugno all’Ospedale San Martino di Genova.
I funerali sono stati celebrati lunedì 18 in mattinata nella chiesa della Consolazione e nel pomeriggio nella sua chiesa di Pietranera dove era nato. Ha presieduto la Concelebrazione il Vicario episcopale Don Aldo Maggi: hanno concelebrato tutti i confratelli della Val Trebbia, quasi tutti quelli della Val d’Aveto, alcuni dell’Oltrepenice e un gruppo di Bobbio. Con meticolosa precisione storica ha tenuto l’omelia Don Guido Balzarini che del defunto ha ricordato le varie tappe della vita e la grande fede che ha sempre sorretto e animato il suo sacerdozio.
Significativa la presenza di amici provenienti da Fontanarossa, Alpe, Varni, Rovegno, Gorreto e Casanova. Segno che Don Marco anche a distanza di tanti anni era ricordato e sempre amato. Spiritualmente presente il nostro Vescovo Mons. Monari, il Vescovo Mons. Giacomo Barabino e Padre Bruno Semplicio della SMA, che ogni anno trascorre un mese di vacanza in questa parrocchia.
Don Marco, un prete stimato e amato che rimarrà a lungo nel ricordo di molti. Ora ci conforta pensarlo nella Casa del Padre, tra la lunga schiera di sacerdoti che hanno tanto lavorato nella Chiesa come costruttori del Regno.
Guido Migliavacca
(Questo articolo è stato tratto dal settimanale “La Trebbia”)
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