Mamma eri una donna bella, forte, tenace, intraprendente, ma anche molto buona e generosa, insomma un tipo eccezionale.
Per noi figli un vero pilastro, nonché grande esempio da imitare, sarà per questo che è difficilissimo rassegnarci a non vederti più.
Anche la tua lunga malattia, durata nove anni, è stata una continua lezione di vita e il prenderci cura di te non è stato un sacrificio, al contrario si è rivelata un’ esperienza che ci ha arricchito moltissimo.
Papà ti ha preceduto di trentadue mesi; ci piace pensare che non abbia resistito lontano da te, forse gli mancavano i battibecchi quotidiani e tutti i tuoi rimproveri, o, forse, voleva festeggiare in Paradiso i vostri sessanta anni di matrimonio (il 23 febbraio 2012).
Sotto la rude scorza di un perenne brontolone si nascondeva un cuore generosissimo e sensibile, un uomo provato dai lunghi anni di prigionia in Sud Africa subiti durante il secondo conflitto mondiale. Negli ultimi anni di vita gli incubi di quelle sofferenze lo hanno tormentato e distrutto mentalmente e fisicamente.
Non passa giorno che non ricordiamo un suo racconto, aneddoto o proverbio che sempre celava un insegnamento.
Papà sei stato un grande professore di vita!
Speriamo che finalmente possiate riposare insieme, vegliare su di noi e aiutarci a dare sempre il meglio nelle circostanze della vita.
Da parte nostra siamo orgogliosi di presentarci come i figli, i nipoti di Lidia e Battista di Fontanarossa auspicando di assomigliarvi almeno un po’.
Grazie di tutto
I vostri figli Mirella, Maria Teresa, Maurizio e Marina
(Articolo tratto dal N° 14 del 05/04/2012 del settimanale “La Trebbia”)
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