Cara nonna Rosetta,
ci hai lasciato serenamente due mesi dopo aver compiuto 100 anni, festeggiati in grande stile sia a fine novembre a Fontanarossa che il 4 dicembre a Genova con amici e parenti.
La tua lunga vita non è stata facile, ma tu hai sempre affrontato e superato le situazioni con grande coraggio e determinazione.
Spesso ci hai allietato con racconti delle tue avventure e ricordi dei tempi passati.
Da quando avevi 4 o 5 anni e portavi con la Gina le mucche al pascolo tra la statale Ge-Pc e la strada per Cerignale e vi divertivate a vedere le poche macchine che passavano dimenticando, a volte, le mucche che andavano nei “danni” o arrivavano a casa prima di voi.
Da quando, a 12 anni, andasti alle risaie a Sartirana con i documenti della zia Rusin di Montarsolo ma dopo qualche giorno i padroni si sono accorti che tu ed altre bambine eravate troppo giovani anche se sembravate più grandi. Allora vi hanno caricato su un camion, bontà loro con un sacchetto di riso a testa, e vi hanno portate al passo del Brallo indicando poi a ciascuna la strada per tornare a casa al proprio paese… a piedi ovviamente!
Della bella vigna di nonno Pietro, quella vicino al Trebbia, e del periodo della vendemmia, evidenziando sia la fatica del giorno per portare le ceste di uva a spalla su, su fino a Carisasca che la gioia della sera quando entravi nella ‘navassa’ e pigiavi i grappoli con i piedi ottenendo il mosto che assaggiavi ben volentieri usando il boccale di coccio …Da quel giorno in cui la tua mamma viene a sapere dal postino di Ponte Organasco che una sua collega di Genova cerca una ragazza e quindi con le tue poche cose prepara un fagotto e ti imbarca sulla corriera per Genova. Tu scendi al capolinea dell’AVIOSA (vicino al ponte di Sant’Agata) ed aspetti che qualcuno ti venga a prendere, ma il tempo passa e non arriva nessuno. Dopo più di un’ora l’autista, prima di chiudere la rimessa, mosso da compassione per quella piccola spaurita ed infreddolita paesana si avvicina e chiede se può rendersi utile in qualche modo. No grazie, rispondi, sto aspettando la mia signora e sono sicura che prima o poi arriverà: infatti da lì a poco arriva trafelata una donna che si scusa per il ritardo dicendo che le hanno fatto fare un’ora di straordinario.
Vi avviate quindi verso corso Torino e, per rompere il ghiaccio, lei dice che la casa è vicina e lì vi sono ad aspettare due bei bambini ed un gatto al che tu rispondi che ne hai fin sopra i capelli di bambini avendo dovuto badare fino a ieri a due sorelle e ad un fratellino. A questo punto alla signora viene in mente che anche una sua cugina, che abita lì vicino, ha bisogno di una donna di servizio ed allora vi recate da lei che è ben felice di accoglierti. Così, per fortuna senza bambini piccoli, puoi iniziare a lavorare, ma dovrai accontentarti di dormire in uno sgabuzzino usato anche come ripostiglio.
Ormai eri diventata grande ed hai dovuto dire addio ai bei giorni al paese, faticosi, ma spensierati, affrontando tutta sola la grande città. E proprio qui hai incontrato il nonno Fiorindo, l’uomo con cui hai costruito la tua bella famiglia. Con lui hai condiviso gioie e dolori, in particolare la perdita di Tiziano, il primo dei tuoi due figli.
Hai, tuttavia, avuto la fortuna di avere sempre accanto Sergio, il tuo caro figlio che, con Adriana e le tue nipoti, hanno saputo colmare il grande vuoto e ti hanno accompagnato fino alla fine, non lasciandoti mai sola.
Adesso potrai finalmente riabbracciare Fiorindo e soprattutto Tiziano “Cicci”… Ciao nonna, sarai sempre nel cuore di noi tutti.
Elena e Valeria
(Tratto dal N°10 del 6/03/2014 del settimanale “La Trebbia”)
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