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Non
è un virtuoso, te lo dice lui per primo, se gli chiedi
di definirsi. Però ha una tecnica sopraffina, sa
fare tutto e bene, «senza voler aggiungere niente
- precisa lui - a quello che ha scritto l'autore, perché
credo che non sia indispensabile diventare... arrangiatori
a tutti i costi». Andrea Fiorini suona la fisarmonica.
Niente di eccezionale, nei mesi delle feste paesane e del
tutti in pista a fare il liscio: la terna classica valkzer-mazurca-polka
per chi vuol girare, oppure quella un po' più disinvolta
paso doble-tango-foxtrot per chi ama le fìgure. Niente
di eccezionale, in fondo, nemmeno nei suoi ventitré
anni e nella velocità con cui, in meno di ventiquattro
mesi, è passato da una tastiera orizzontale a quella
verticale della fisa. Pero è bravo. E, soprattutto,
ha quella gran virtù di suonare i brani come sono
stati scritti (o trascritti, come nel caso di uno dei suoi
cavalli di battaglia, la "Saltarella" rivisitata
dal grande Gigi Stok). Fiorini, "fisarmonicista normale",
ha finito per meravigliare un po' tutti, nelle tante feste
di paese in cui si è esibito quest'estate. Proprio
perché oggi, tra orchestre spettacolo e acrobati
degli strumenti, non è frequente imbattersi in un
musicista "al servizio" di chi è in pista
a ballare.
Con Andrea, per i brani cantati, c'è Paola Andreoli,
una voce duttile e armoniosa, a misura del liscio ma a proprio
agio anche quando si tratta di accontentare bimbi e ragazzini
del paese con "Chihuaua" o "Aserejé".
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E la formazione a due funziona a meraviglia.
Certo, Paola canta sulle "basi". E anche Andrea scatena
la sua fisarmonica appoggiandosi al preregistrato. «Ma lo
faccio nel modo più onesto possibile, credo - si difende
Fiorini - perché un conto è far finta di suonare
e mandare un nastro, altro è esibirsi facendo tutto dal
vivo e limitandosi a sostituire con l'incisione un'orchestra che
noi non abbiamo e che non possiamo permetterci».
Diresa legittima, quella del giovane strumentista genovese (abita
in corso Sardegna ma non dimentica le radici di famiglia, su a
Fontanarossa, in Val Trebbia). Legittima perché le sue
basi sono tutte "uguali": una batteria, un basso e una
chitarra ritmica, con rare aggiunte di una tastiera o, quando
è richiesto, da un fiato o un'ancia per i "raccordi".
E la gente, infatti, capisce e apprezza: sia l'onestà nell'uso
dei dischetti (oggi non è raro imbattersi in chi bleuffa
in maniera totale, contrabbandando per live quel è frutto
di una sala d'incisione) sia lo stile di Andrea. «Io voglio
solo solo far ballare il pubblico, non mettermi in vetrina»,
sottolinea il fisarmonicista. E il pubblico gradisce, sottolineando
con gli applausi i titoli più cari e belli (La Cesarina,
Fantasia Americana, Non c'è pace tra gli ulivi, tanto per
citarne tre famosi).
Conseguenza di questo successo improvviso (ma Andrea ha alle spalle
dieci anni di studio alle tastiere, due da... privatista sulla
fisa ed altri due come strumentista di fila nell'Orchestra Salvi),
un'agenda estiva piena zeppa di impegni, tutti concentrati nelle
zone care a lui e a Paola: la Val Trebbia genovese e le province
di Piacenza e Pavia. A Fascia, nei giorni ferragostiani, è
finita con la gente in fila per stringergli la mano in una cornice
di sagra d'antan: repertorio musicale per tutti, pane e salame
a mezzanotte e fiaschi di vino nel segno di un'ospitalità
assolutamente perfetta.
Andrea e Paola saranno sul palco questa sera a Fontanarossa (praticamente...
giocheranno in casa). Poi andranno a Gorreto (il 22), a S.Maria
di Bobbio (il 23) e a Suzzi (il 24). Con brindisi speciali martedì
26, ancora a Fontanarossa, dove papà e mamma Fiorini festeggeranno
il loro venticinquesimo di matrimonio nel modo più allegro:
girando il valzer sulle note che Andrea ricama con la sua fisarmonica.
Una fisarmonica normale. Ma proprio per questo, oggi, merce rara.
Federico Buffoni
(Intervista tratta dal Secolo XIX del 20/08/2003)
Il sito internet di Andrea Fiorini : |
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