Chiedo venia agli amici di Fontanarossa se mi
sono permesso di titolare il mio scritto "Il 'nostro' bosco",
ben sapendo che la maggior estensione del territorio è di
proprietà dei "Fontanini", però qualche
pezzo è di Alpe e nel versante verso "Què de
Mania" qualche appezzamento è di Varni.
Chiarito questo, spesso il mio ricordo torna indietro nel tempo,
quando quel nostro bosco era ben tenuto, senza sterpaglie, con la
strada che lo attraversava mantenuta in ottimo stato, tanto che
in certi punti sembrava di camminare su un tappeto verde. Il maggior
merito era senza dubbio dei Fontanini, occorre darne atto, perchè
quel bosco era una delle loro fonti di vita forse sin dall'epoca
feudale, certamente nelle epoche passate: vi ricavavano castagne
fornendo poi il mercato cittadino dolciario.
Attraversavamo il bosco anche il giorno di San
Rocco quando in compagnia andavamo a Fontanarossa per la festa.
Ma era sempre problematico il ritorno, a notte fonda, senza chiarore
lunare: si percorreva la strada per istinto, c'era buio pesto, ogni
tanto però una pietra più chiara o la posizione di
un albero ti sapevano orientare.
Nel periodo della guerra a rastrellamenti in corso, quella parte
del bosco detta "rivale" era un nascondiglio perfetto
e preferito, perchè da quelle posizioni strategiche si aveva
la visione del paese di Alpe e particolari segnali messi dai parenti
alle finestre ti avvertivano del cessato pericolo, così si
poteva rientrare in paese. Purtroppo quei pericoli di fuga avvenivano
d'inverno, magari con la neve e in quegli anni, molti lo possono
ricordare, le nevicate erano frequenti e abbondanti e non sempre
era facile districarsi nella boscaglia, non si vedeva bene dove
mettere i piedi, si rischiava di cadere in un avvallamento, poteva
capitare una distorsione alla caviglia o una scivolata sul tratto
ghiacciato.
Vi si è trovato in grande difficoltà anche un parroco
di Alpe di quarant'anni fa, Don Guido, che ha raccontato la sua
disavventura sulle pagine de "La Trebbia". Tornando da
Fontanarossa verso Alpe nel tardo pomeriggio della vigilia di Natale,
stava nevicando abbondantemente, perse il sentiero e perse anche
l'orientamento. Finchè incontrò suo padre che con
una pila gli era andato incontro per aiutarlo.
Quante nostre storie sono racchiuse in quel bosco, in quei tronchi
antichi di castagno, su quei sentieri che mille volte abbiamo calcato.
Nonostante le brutte stagioni, insidie vere, grandi pericoli e altro
ancora, tanti sono i ricordi che mi legano a quel "nostro"
bosco. Anche perchè ho potuto allacciare molte amicizie e
conoscere tante persone che ricordo sempre caramente.
Agostino Zanardi
(Questo articolo è stato pubblicato sul N° 10 del 7 Marzo
2002 del settimanale "La Trebbia").