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In questa pagina vediamo alcuni aspetti della
Fontanarossa di ieri :
Le abitazioni : in molte case mancava il camino
, il fuoco si accendeva in mezzo ad una stanza chiamata “fugherà"
(focolare) , la cucina di oggi , il cui soffitto generalmente consisteva
in un graticcio a piccole campate sorrette da travi annerite dal
fumo , seccatoio su cui venivano messe le castagne per farle seccare
detto “a grè". Le finestre erano piccole
, i tetti di paglia o di lastre di ogni spessore , forma e misura
(ciappe) , i vetri erano sostituiti da stamegna . Fortunatamente
non c'erano grossi problemi di riscaldamento grazie alla possibilità
di avere molta legna da ardere.I vestiti : generalmente erano di
canapa e cotone o fustagno , rari gli abiti di lana ; d'inverno
non pochi calzavano zoccoloni oppure rozze scarpe con molte toppe
: in ogni casa c'era sempre qualcuno che si improvvisava ciabattino
, ingegnandosi ad adoperare la lesina , a prepararsi lo spago impeciato
per le cuciture e gli stecchetti di legno di sambuco secco per le
suolature.Non esistevano cappotti o soprabiti. Le donne vestivano
con abiti semplici : una ampia sottana (fadetta) , un corpetto (gippa)
, un fazzoletto o una sciarpa in testa.Per le solennità o
andando alla messa coprivano il capo con qualche bel fazzoletto
di lana a tinte vivaci o con il pezzotto dai disegni complicati
stampati simile alla mantiglia delle donne spagnole.
Il pane era nero , cioè vi si lasciava
dentro la cosiddetta farinetta o cruschello e vi si aggiungevano
farine di legumi (fave e veccia). Nonostante ciò il pane
si confezionava due o tre volte l'anno , nelle grandi ricorrenze.
Abitualmente , giornalmente o a giorni alterni , secondo il numero
dei componenti della famiglia , si preparava una focaccia con un
impasto di farina di frumento e di meliga che a tarda sera veniva
cotta nel focolare seppellendola sotto i carboni ancora accesi e
la cenere , residui della legna bruciata durante il giorno ; dopo
qualche ora ne veniva fuori una pagnotta piatta di colore piuttosto
scuro , dura e non sempre cotta , impregnata di cenere ; si lasciava
appena raffreddare , si puliva con uno strofinaccio e quindi veniva
messa sottochiave per non correre il rischio , il giorno dopo ,
di trovare solo le briciole . L'olio di oliva era raro, normalmente
si usava l'olio di noce. I cibi di ogni giorno erano : polenta ,
minestra (dove abbondavano le patate) , talvolta tagliatelle fatte
in casa , in inverno qualche foglia di cavolo , in estate qualche
bietola , il tutto condito con latte o un pò di lardo.
Un discorso a parte meritano le castagne : sul finire del secolo
scorso Fontanarossa contava , con le frazioni , circa un migliaio
di abitanti e la terra non bastava per sfamarli tutti. Allora si
dissodarono i pascoli e si fecero piantagioni di castagno ovunque
possibile e da allora questo frutto ha sfamato intere generazioni
e ha rappresentato l'unica risorsa per tante famiglie. I boschi
, anche i più lontani , erano sempre tenuti puliti . Le castagne
si raccoglievano nelle “cavagne” , si facevano seccare
nelle “gre" , oggi quasi scomparse , che per risparmiare
legna e spazio erano generalmente nelle cucine delle case. Una volta
seccate si pestavano in piccole quantità per volta dentro
robusti sacchetti di canapa dalla forma allungata e insaponati alle
estremità , che forti giovani battevano ritmicamente su appositi
tronchi di legno opportunamente sagomati , i cosiddetti “tacchi"
, fino a staccare la pula dai frutti ; questi venivano accuratamente
selezionati dalle donne in lunghe , ma allegre ore di lavoro attento
e chiusi in ampi cassoni , i “bancà" , in attesa
di consumarli o che i mercanti della pianura venissero ad acquistarli.
Con le castagne macinate si faceva una polenta che entrava sovente
nel menù settimanale oppure si consumavano secche , cotte
in zuppa con il latte.L'appetito , per non dire fame , era una faccenda
sempre arretrata. Le uova non si toccavano perché venivano
vendute per potere comperare il sale , la carne compariva in tavola
due o tre volte l'anno.
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Scolari di novant'anni fa
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Novant'anni
fa si frequentava la scuola fino alla 3.a classe elementare
: ottenuto il certificato di proscioglimento l'educazione
era completa.
L'edificio scolastico (se così si può chiamarlo)
era la vecchia casa detta “delle anime” ; si accedeva
alla medesima lungo una prima scala di pietra , protetta da
un corrimano di legno consistente in una pertica inchiodata
a due paletti. Sul pianerottolo , appena varcata la soglia
dell'unica porta di ingresso, una ripida scala di legno di
castagno portava al piano superiore dove uno stanzone costituiva
l'unica aula scolastica per tutti gli alunni delle tre classi.Panche
di legno grezzo , una scolaresca che variava dai 30 ai 40
alunni di ambo i sessi e una sola insegnante. Come in tutte
le scuole il corpo degli alunni era formato da intelligenti
, meno intelligenti , diligenti , svogliati e da veri somari.
L'abbigliamento era assai misero , non si aveva una divisa
: un berretto , una giacca (gipun) , un paio di calzoni di
fustagno a mezza gamba magari con rattoppi sulle ginocchia
e sul di dietro , scarpe di vacchetta a doppia suola rinforzate
con doppio giro di brocchette , sovente tenute in forma da
pezze di tomaia prelevate da scarpe fuori uso e cucite a mano
con spago impeciato ; le scarpe si lucidavano con la fuliggine
del coperchio della stufa (carisene) sputando sulla spazzola
; le calze erano di lana filata in casa. |
Le ragazze indossavano un gonnellone lungo fino
alle caviglie e d'inverno portavano sulle spalle uno scialletto
di lana confezionato all'uncinetto.
In generale il vitto giornaliero era : al mattino prima della scuola
una scodella di latte crudo con pane o castagne secche ben cotte
; a mezzogiorno polenta o minestra ; condimenti lardo , latte, formaggio
casalingo e talvolta una specie di purè rimescolato pentola
con latte con qualche pezzetto di porro (fracassà di patate).
La cartella generalmente era una borsa di fustagno (sacchetta) e
conteneva il libro che raccoglieva elementi di aritmetica , geografia
e storia , due quadernetti da 10 centesimi , una penna e una cannuccia
di latta.
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